Lettera per Roberto Benigni

Lettera aperta di Dino Garcì Duranti a Roberto Benigni
“Una meditazione sl PADRE NOSTRO”

giovedì 14 gennaio 2016,

Buongiorno Roberto Benigni, a me come a te Il Signore ha cambiato e riempie l'esistenza
03-01-2016

Una meditazione sul Padre Nostro

Padre Nostro – Gesù riconosce di essere figlio di Dio, ma dice che anche noi siamo figli Del Padre, non dice “Padre mio”, ma “nostro”. Non dice semplicemente “creatore nostro”, ma usa la parola “Padre”, ciò implica un legame fortissimo, che siamo fatti a Sua immagine e somiglianza, tutti abbiamo una potenzialità enorme ed un’enorme responsabilità, siamo co-creatori, possiamo creare la nostra storia collettiva e personale, possiamo impegnarci nel cammino spirituale e cercare di realizzare la nostra natura divina che ci unisce Al Padre. Il Padre ci chiama tutti a Sé, ma a noi sta il rispondere positivamente alle Sue chiamate, abbiamo la responsabilità di usare bene il nostro libero arbitrio. Coloro che raggiungono l’illuminazione fanno questo, limano i propri aspetti pesanti e se da un lato ottengono la grazia, da parte loro si impegnano con tutte le proprie forze per unirsi Al Padre.
Che sei nei celi – Gesù non dice “in cielo”, intendendo unicamente l’aldilà, bensì nei celi. Con la parola cielo certamente ci si riferisce anche all’aldilà, la dimensione spirituale; ma c’è anche un cielo fisico, che ci sovrasta, vasto ed infinito, che ci accoglie insieme ad altri esseri, astri, pianeti, stelle, galassie; rispetto ad esso ci sentiamo piccoli, fratelli di altre infinite forme di vita figlie dello stesso Dio, la maggior parte delle quali non riusciamo nemmeno a immaginare. Siamo tutti collegati e interconnessi, figli dello stesso Signore ed in ognuno Dio vive ed opera, in ognuno ha posto la Sua scintilla divina che ha il potenziale di ardere come una possente fiamma. Infine, cielo indica anche uno spazio interiore ed intimo che possiamo trovare solo rivolgendo l’attenzione al nostro interno. Chi cerca dentro di sé scopre una dimensione sconfinata, un cielo appunto, in cui si può arrivare a trovare il Signore. Santa Teresa d’Avila parlava del suo mondo interiore come di un castello con sette mansioni, e nella settima affermava esserci Il Signore. I mistici tibetani definiscono Rigpa una dimensione che si trova nel Canale Centrale. Il Canale Centrale è nel nostro corpo e attraversa tutti i chacra, entrando in esso si può accedere al Rigpa che i mistici descrivono come una dimensione in cui la dualità scompare e dove ci sono solo infinita compassione (che un cristiano definirebbe amore) e infinita saggezza, vale a dire la percezione non fallace e non distorta dagli oscuramenti mentali di tutto ciò che è (l’onniscenza). In questa descrizione io vedo quello che per i cristiani è uno stato di unione con Dio Padre.
Sia santificato il tuo nome – Teseo, il mio maestro zen, diceva che la parola “santificare” ha un’origine comune a “sanificare”, rendere sano, rendere unito, un’unità. Quindi sia reso sano, sia reso unito il Tuo nome. Molte religioni personificano le diverse prerogative che attribuiscono al Divino in differenti divinità da adorare a turno a seconda dei bisogni e delle circostanze personali, e così facendo frantumano Il Signore. Ma anche coloro che professano di credere in un solo Dio il più delle volte non lo riconoscono nei santi, nelle preghiere e negli insegnamenti divinamente ispirati delle altre fedi. Gesù auspica l’unità, ci chiede di non chiuderci nel dogmatismo, ma di riconoscere sempre il Pare e gli uomini che santificano il suo nome.
Venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra – L’avvento del Regno si è realizzato e si realizza in Gesù ed attraverso Gesù viene diffuso, ed egli auspica si compia anche in noi ed attraverso noi. È qualcosa di intimo e personale: il Regno Del Signore viene quando una persona abbandona il proprio ego e le sue molteplici e seducenti maschere ed entrando stabilmente in quello spazio interiore di cui abbiamo parlato prima, il Rigpa, si unisce stabilmente a Dio Padre. È l’illuminazione, la persona così unita Al Signore lo è in ogni suo atto, parola, pensiero e sentimento, fa sempre la Sua volontà. La volontà di Dio si realizza allora sia nello spirito dell’illuminato, nel suo cielo interiore, sia attraverso il suo corpo fisico, e il corpo altro non è se non terra… “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra” appunto.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano – Molto importante in questo passaggio è l’aspetto temporale, “oggi”. In altri passi del vangelo Gesù evidenzia come un uomo di fede non debba preoccuparsi per le proprie condizioni materiali nel futuro “questo fanno i pagani”, ci dice, ma debba cercare Il Padre e ciò di cui avrà bisogno gli verrà dato. Gesù evidenzia l’importanza del vivere appieno, ed in modo santo e completo, il momento presente, cercando la propria realizzazione spirituale. Il pane che chiede al Padre sono sia i beni materiali, necessari certo alla nostra vita; ma anche il pane “superstanziale”, vale a dire tutte quelle esperienze, condizioni e coincidenze che ci servono a crescere in Dio, come il confronto con un amico o un maestro spirituale, l'incoraggiamento a perseverare nel nostro impegno a fare il bene, ma la crescita deriva anche dalle prove dolorose. L’abbassamento dell’orgoglio in seguito a un’umiliazione, come anche un lutto o una malattia sono pane prezioso per il nostro spirito.
Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori – Il Cristo, pur senza peccato, con umiltà prega come un peccatore, chiede il perdono, ma nel farlo chiede altresì giustizia al Padre. Chiede che il perdono di Dio sia non uguale, ma comunque commisurato alla capacità di ogni singolo fedele di perdonare. Così facendo ci da una grande responsabilità: dobbiamo amare il prossimo che anche nel conflitto è nostra fonte di salvezza dandoci la possibilità di perdonare, in quanto otterremo misericordia nella misura in cui sapremo essere misericordiosi.
E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male – Gesù ci dice che la tentazione viene dal Padre. Il Demonio ci tenta nella misura in cui Il Padre lo consente. Abbiamo il libero arbitrio, possiamo cadere o resistere, la tentazione ci santifica e ci purifica in modo doloroso, facendoci anche cadere nel peccato e degradandoci, ma è proprio allora, nella caduta, che diveniamo più umili e consapevoli delle nostre debolezze, degli aspetti della nostra personalità che dobbiamo lavorare e limare, del bisogno di essere più pazienti col prossimo e del nostro bisogno dell’aiuto di Dio e della sua misericordia. La tentazione, in questo modo, ci aiuta a liberarci dal male, ma Il Signore Gesù chiede che venga superata, che il cammino del fedele con Dio lo porti ad andare oltre la tentazione, che questa venga messa da parte insieme Col Maligno, e che Il Padre ci liberi in modo diverso dal male che è in noi. Uno strumento differente per liberarci dal male che è in noi sono le opere d’amore ed i sacramenti come la Confessione o la Comunione; ma ci sono anche degli stati di estasi in cui Lo Spirito Santo opera una grande purificazione nell’anima.

Garcìa Duranti Dino




Autore: Dino Garcì Duranti

Lettera per Roberto Benigni. Lettera 69.

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Termini che hanno condotti a questa lettera aperta
benigni padre nostro ~ padre nostro commentato da roberto benigni

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