Lettera per Carlo Verdone

Lettera aperta di Davide a Carlo Verdone
“Un romano oriundo, e trapiantato”

giovedì 20 dicembre 2018,

Buongiorno Carlo Verdone, sono Picaro, al secolo Davide Pennecchi. Non ho molta dimestichezza col computer, e soprattutto con internet, perciò chiedo venia.

"Tanto pe' comincia', te dico subbito che io so' oriundo romano, ...de prima generazione. Sì, perché tanto, pure a cercalle, 'n ce ne stanno altre nel mio "albero ginecologico", né in "quello urologico", insomma né da parte de mamma, né da parte de papà! So' borgataro de Palmarola, che se trova fra Monte Mario e Boccea; omonima dell'isola pontina, ma coi nomi de' e vie, tutti de comuni lombardi. Io infatti abbitavo dapprima in via Abbiategrasso, e poi, in via Carugate. Un mio amichetto, perfino in via Casalpusterlengo. Perciò da piccolo credevo che er comune de Roma avesse sbagliato tutto! Adesso, poi…! (ma io non faccio politica, né polemica!) Poi, più tardi trapiantato in tera d'Umbria, laddove Annibale ha fatto er botto coi romani, che j' hanno fatto 'n c... così!" "

Comunque non parlo proprio... così! Né scrivo, così! Ovunque io vada riconoscono sempre che non son del posto. Quasi tutti non capiscono da dove arrivo. E solo qualcuno, magari più perspicace, ...s'accorge che "so' romano".

Amo i tuoi lavori da sempre. Insomma, sin da quando, ancora bimbo, mio padre, tutte le settimane, mi portava con sé, al suo lavoro, dal pomeriggio fino a notte fonda.
Tutti i tuoi personaggi. Quei teneroni ingenui di Mimmo e Cristiano, e anche quelli un po' demenziali, come Furio, insopportabilmente nevrotico, saccente, al di sopra di tutto e tutti. Da uomo, ti dico che se esistesse nella vita reale, non desidererei stargli vicino neppure per un minuto. Anche perché, essendo io 'mooolto' sensibile, ne assorbirei subito l'essere, e per simpatia, finirei per diventare identico a lui. E immagina se fossi donna! Povera Magda!

E' un appunto del tutto personale, il mio! Trovo che fino a "Perdiamoci di vista", hai fatto dei veri capolavori della commedia italiana. Così intensi! Intrisi di realismo e amara ironia! Di quelli, poi, che col loro finale aperto, ti lasciavano lo stomaco sospeso in un vuoto dolce-amaro, per il quale una risata a crepapelle sarebbe stata fuori luogo, e piangere a dirotto, pure!
Certo che il mio gusto personale non può non influire su quali pellicole mi piacciono di più e quali di meno! In fondo, come dice un mio amico, filosofo perugino, "che c'ha una capoccia così", "ti i gusti 'n ce se sputa!". E non si sputa, su quelli di nessuno!

E' sicuramente anche fisiologico, scemare di intensità! Da giovanissimi eravamo vorticosi, per quanti ormoni avevamo in circolo! Poi con l'età, il regime di giri-testosterone, scende sempre più spesso al minimo. E gli unici vortici che finiamo per conoscere sono quelli che si formano nel buco del lavandino, e quelli più "tsunamici" che si formano nel cesso dopo averla fatta molle.

Comunque per ora son stato anche troppo prolisso. E se mi vuoi leggere ancora, (magari per saper chi sono, e perché ti scrivo) te ne sarò tanto e tanto grato. Se invece, no, vuol dire che, da bravo romano... "m'attaccherò ar tranve"!


Con affetto, un bischero al quale hai ispirato una parte della sua vita.
Ciao. A presto… e intanto... ######### (hai visto mai…!)
Davide

Autore: Davide

Lettera per Carlo Verdone. Lettera 342.

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