Lettera per Paolo Sorrentino

Lettera aperta di Mario Dello Iacovo a Paolo Sorrentino
“La grande bellezza dei giardini vaticani”

domenica 8 marzo 2015,

Buongiorno Paolo Sorrentino,
Questa volta sono stato a visitare i giardini vaticani.
Essi possono distinguersi per le diverse modalità di coltivazione.
Segnatamente:
- Giardini inglesi;
- Giardini francesi;
- Giardini italiani.
I più belli si sono dimostrati quelli italiani.
Ciò in quanto gli inglesi prediligono il concetto della libertà della natura, per cui ogni elemento rimane così come è nato, sicchè il risultato è una composizione boschiva con presenza di rocce, di erbacce e muschio.
I giardini francesi si presentano come la natura ha voluto ma con l'intervento dell' uomo che canalizza, razionalizzando la crescita dell'erba mediante aiuole e confini artificiali.
Infine, i giardini italiani si presentano come un perimetro erboso che richiede un continuo intervento dell'uomo, il quale, non si limita a frenare la caotica crescita dell' erba ma la indirizza, assecondando l'inclinazione naturale della stessa e creando figure geometriche intervallate da fiori di rara bellezza e colori.
Ciò che colpisce poi sono gli stemmi papali visibili a latere dei giardini che sembrano rispecchiare l'indole e il carattere delle Autorità.
Infatti lo stemma di Papa Giovanni Paolo II riporta all'interno solo una M che indica la Madonna Immacolata a cui, si sa, era particolarmente devoto.
Lo stemma di Papa Benedetto XVI raffigura un trittico:
conchiglia, orso e testa di moro.
La conchiglia rappresenta l'aneddoto di cui si servì Sant' Agostino per spiegare l'impossibilità dell'uomo di comprendere l'onnipotenza di Dio attraverso un bambino che tenta di far entrare il mare in una conchiglia.
L'orso, invece, richiama alla mente la storia di un apostolo a cavallo di un asino il quale fu aggredito da un orso durante il suo viaggio e la fiera gli sbranò l'asino.
Egli riuscì comunque, ad addomesticare l'orso e a farsi portare da lui a destinazione sulla sua groppa.
E' la vittoria della fede sulle asperità e ferocia di carattere di taluni uomini.
Il moro, poi gli ricorda il periodo storico che più amava.
Infine, Papa Francesco non ancora ha disposto cosa riportare sul suo stemma, si sa soltanto che predilige l'amicizia di un artista di 43 anni, non famoso, ma che realizza le sue opere con materiale di scarto, tanto che su un piazzale dei giardini ha realizzato la Madonna e un Cristo cosìddetto operaio fatto di catene e materiale di risulta.
Entrambi sono bellissimi e dal volto dolcissimo.
Ho poi rivisto la pinacoteca.
Mi hanno colpito soprattutto i pittori del 1400 e 1500 tra cui spicca Raffaello, il Perugino, Baciccia, il Pinturicchio:
tutto il giudizio encomiastico è confermato rispetto alla mia prima visita con l'aggiunta che i volti dipinti appaiono sereni,- nonostante le scene di vita quotidiana connotate da malattie, sofferenze, guerre, fame, bambini indemoniati- forse perchè hanno la certezza supportata dalla profonda Speranza che non tradisce e che non abbandona nel momento del bisogno cioè la costante presenza del Trascendente.
Ciò è pienamente confermato osservando la "trasfigurazione del Monte Tabor" di Raffaello dove ogni evento umano rappresentato con colori più scuri riceve la luce dall' alto per la presenza divina che rassicura e alimenta i cuori timorosi donando loro la necessaria forza che rende invincibili.
Infine sono ritornato alla Cappella Sistina.
La luce che ho ricevuto entrando è stata quasi abbagliante.
Tutto attira e il tempo sembra non bastare per abbracciare ogni dettaglio del dipinto.
Forse il personaggio che più di tutti ha attratto la mia attenzione è quella figura ignuda che vicino alla Madonna cerca di portare la sua donna, che si ritrae, alla divina attenzione, convinto che potrà ricevere anche lei amore e perdono. Mi sono immedesimato, senza volerlo, in quel personaggio immaginato da Michelangelo, perchè credo che quella parte meglio mi si addica, tenuto conto che assumo iniziative ogni qualvolta incontro una realtà che immagino bisognosa, forse senza esserlo, e mi prodigo senza indugio e risparmio di energie, per portare aiuto, forse senza che ce ne sia reale necessità.
Purtroppo,questo è il mio modo di esistere.

Mario Dello Iacovo

Autore: Mario Dello Iacovo

Lettera per Paolo Sorrentino. Lettera 15.

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