Lettera per Carlo Verdone

Lettera aperta di Michele DI CAPRIO a Carlo Verdone
“Compagni di scuola”

sabato 16 novembre 2013,

Buongiorno Carlo Verdone,
mi chiamo Michele, ho 49 anni e un figlio di 22, faccio il militare di professione. Perché ti sto scrivendo? Semplicemente perché è da un po' che sto maturando un desiderio. Leggi attentamente tutto e dimmi cosa ne pensi. “COMPAGNI DI SCUOLA”.
In più di un'occasione si sente parlare di “disagio”, un termine oramai principalmente usato per descrivere il mondo giovanile e tutti i suoi aspetti. Vorrei cercare di ricostruire uno spaccato del mondo giovanile, per far conoscere i percorsi che conducono i giovani alla droga e non solo. L'adolescenza vissuta dai genitori, i quali, si trovano molto spesso a fronteggiare la fragilità ed il distacco dei propri figli fatto di stimoli, ansie e turbamenti, evidenziando quei fattori di rischio che minacciano il mondo dei giovani attraverso le droghe e le insicurezze di fuggire gli affanni, le preoccupazioni, la tristezza, di rompere i vincoli della quotidianità, di acquisire una percezione mistica e giungere a esperienze diverse.
In questa epoca si è giovani in modo molto diverso da prima. In questa situazione emerge un problema grosso: la disoccupazione e i lavori dequalificati. L'impegno dei giovani profuso nel cercare lavoro e nel lavorare in condizioni di particolare “sfruttamento” ci fa riflettere sul fenomeno giovanile chiamato “allergia al lavoro” e possiamo dire che tale definizione è sospetta.
Il posto fisso non esiste più (o quasi), come non esistono più le grandi concentrazioni operaie … Esistono la fortuna, la “sfiga”, la bravura, la furbizia, l'intelligenza, la sveltezza, l'intuizione. Tutto ciò crea diversi problemi negli animi dei nostri giovani. Il disagio risulta il frutto di una condizione di malessere che “si sente”, ma non necessariamente “si vede”. Quando trattiamo di “disagio giovanile” intendiamo allora affrontare i problemi a cui un giovane va incontro nella transizione all'età adulta e i vari condizionamenti a cui è sottoposto a contatto con la società complessa.
Parlando di questo disagio giovanile non possiamo non affrontare il notevole processo di evoluzione che il contesto familiare ha subito all'interno della nostra società. Infatti, la famiglia rappresenta a tutt'oggi il luogo più idoneo per la formazione dei figli e il punto di riferimento ideale di solidarietà e di assistenza per l'intera società.
La famiglia ha vissuto però, nel corso degli anni, una profonda trasformazione in particolare per la diffusione, almeno in alcune zone, di un benessere mai goduto fino ad ora e il conseguente superamento dello stile di vita tradizionale.
Casi che implicano una mancanza di contatto diretto, continuo, con i genitori. Questo potrebbe giustificare un vuoto di affettività che rende più facile la ricerca di “esperienze” pericolose. Ancora possiamo dire che non c'è stato rapporto tra i giovani e i genitori (e gli altri parenti), e la famiglia non ha saputo svolgere il suo ruolo, anche se al suo interno si trovano diversità generazionali.
Il mio intento è quello di raccontare una storia, che scuota le coscienze, a tratti anche commovente, sul generis “ COMPAGNI DI SCUOLA” del 1988, in cui un gruppo eterogeneo di compagni di scuola media inferiore, a distanza di diversi anni, decidono di incontrarsi e trascorrere insieme un weekend.
La rimpatriata prenderà sin dall'inizio una piega malinconica, molti ex compagni infatti riveleranno le loro frustrazioni e i fallimenti che la vita ha riservato loro fino a quel momento, fino a sondare acque più profonde, indagando le debolezze dell'animo umano, le illusioni, le nevrosi ed i fallimenti di una generazione piena di problemi vengono evidenziati sconsolatamente. Partendo dal laureando in medicina, passando al meccanico, al giardiniere, al tossicodipendente, all'eterno innamorato, a Marco, che a seguito di continue frequentazioni ai rav party e dopo assidua assunzione di ecstasy la sua vita si tinge di tristezza. All'età di 22 anni si vede ricoverato presso un reparto di psicoterapia, all'ospedale di Firenze. Sente le voci…Paolo, che all'età di 15 anni, conosce una ragazza Ucraina e con lei inizia un percorso che lo porta al buco..A Neri che a seguito di un incidente in motorino, rimane in coma per 20 giorni. A Cristina che viene lasciata dal ragazzo ed entra in depressione. ecc..ecc..Tante storie vissute.
Un film in cui si possono riconoscere molti giovani, affrontando con coraggio, ma anche con grande perizia e sensibilità, un delicato problema generazionale e risolvendolo in cifre di drammi, sospeso fra poesia, psicologia, commozione, tristezza e perché no, comicità. Il belloccio, la secchiona, lo sfigato, il tossicodipendente, lo psicopatico, il burlone e tutti gli altri compagni della numerosa classe. L'incontro si anima presto fra scherzi pesanti e rievocazioni di episodi celebri, finchè non vengono fuori i problemi che ognuno, crescendo, si è trovato a dover affrontare ogni giorno. E alla fine tutti si rendono conto che i tempi della scuola sono molto, molto lontani.
Attraverso le testimonianze di questi giovani di 22 anni, possiamo evocare una realtà spesso marginale, fatta di sofferenza e di dolore, portare la gente dietro le quinte, suscitare negli animi la consapevolezza dei problemi che i nostri giovani vivono quotidianamente, levandoci quella maschera che tutte le mattine condiziona la nostra vita e quella dei nostri figli.

Spero, che con la tua sensibilità tu possa prendere in considerazione quanto, a tratti con un velo di tristezza e commozione, ho voluto rappresentare.
Mi auguro di stabilire un contatto con te e semmai un incontro.
In attesa di un Tuo riscontro Ti saluto e Ti ringrazio anticipatamente.
Michele DI CAPRIO

Autore: Michele DI CAPRIO

Lettera per Carlo Verdone. Lettera 89.

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